Nota critica
La silloge poetica Elegie nordiche, uscita inizialmente presso l’Editrice Dacia, Cluj Napoca 2002, e ripresa in qualche antologia, come per esempio, Tragicul visător (Il tragico sognatore, Edizioni Ideea europeană, 2013) e tradotta in tedesco (Elegien aus der Kälte/ Sfera frigului) da Edith Konradt, Pop Verlag, 2008) è uno dei volumi più rappresentativi della lirica di Aura Christi.
Scritta sulla scia dei grandi romntici tipo Hölderlin, Novalis, Rilke, queste elegie proclamano nel paesaggio europeo il bisogno di ritorno ai classici, alcuni testi poetici essendo scritti nel metro antico. La loro musicalità, il ritmo, a volte anche la rima, lo spessore ideatico e la solida struttura, ecco qualche tratto saliente che consacra una poetessa di spicco, collocandola tra i più rinomati poeti della letteratura europea.
È il punto di vista condiviso anche dal professore universitario e critico Mircea A. Diaconu nel suo saggio sulla poesia di Aura Christi: Le Elegie di Aura Christi, orgogliose nel loro titanismo, mentre scandiscono l’dentità della divinità, del poeta, dell’essere nei confroni di se stesso, non interrompono la condivisione soggettiva, anche se si tratta di impegnare un soggetto astorico […]. Il più delle volte però, questa condivisione viene sollevata sul piedistallo di un’incandescenza dell’idea. Queste poesie su Dio, morte e poesia si accolgono sotto il segno della condivisione alquanto istintiva proprio del mistero dell’esistenza, dell’essere all’interno del dolore. I dettagli della scrittura ci offrono una poesia con toni d’inno, solare, solenne, aspra nelle sue connessioni sintattiche, scartando quasi deliberatamente i ritmi facili a favore degli edifici della devozione e del suo credo sostenuto con fervore e con un certo fanatismo. In tutta la poesia di Aura Christi, mentre un io singolare si lascia sedurre da un alta pedagogia, gli atteggiamenti e i temi si manifestano in un titanismo in cui l’elogio della divinità e il prodigare del sé sono le due facce dello stesso discorso. Ecco perché le affermazioni, nella loro severità, sembrano talvolta di una brutalità che attesta un lirismo sotto il segno della poesia concettuale. […] una poesia il cui lirismo ricorda la volontà di scolpire direttamente nella roccia.
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